Questo documento stato presentato e approvato nella CTSSM di Bologna il 23 gennaio 2020.
1. IDEE IN CAMBIAMENTO
La ricerca scientifica e la pratica professionale degli ultimi venti anni hanno rafforzato la concezione della salute mentale come espressione della complessa interazione tra individuo e ambiente. Contemporaneamente hanno fatto emergere l’importanza di pensare alla salute mentale non solo in prospettiva individualistica, ma come questione relazionale, in stretta connessione con la comunità (1). La comunità di appartenenza rappresenta il primo ambiente in cui la persona si sviluppa e da cui possono derivare stimoli, ostacoli, risorse nella propria traiettoria di vita. Ma allo stesso tempo, la salute mentale della popolazione è un fattore di grande rilievo per lo sviluppo economico, sociale e culturale di una comunità. La dimensione comunitaria corrisponde anche all’evoluzione delle istituzioni psichiatriche nate due secoli or sono e che a cavallo tra gli anni ’60 ed ’80 hanno rivoluzionato la loro filosofia di intervento, deospedalizzandosi e radicandosi nel territorio.
Questa visione sembra rispondere meglio alle esigenze di intersettorialità e coinvolgimento attivo dei cittadini nella elaborazione e nella realizzazione delle risposte ai molti problemi della società contemporanea. In tutti i campi del welfare, ed a maggior ragione nelle politiche di salute mentale, sono sempre più necessari interventi integrati e non istituzionalmente separati per sottopopolazioni. L’attenzione alla promozione e alla tutela della salute mentale diventa così trasversale a tutte le politiche sociali (del lavoro, dell’istruzione, dell’abitare, della lotta alla povertà…) per realizzare il concetto a più riprese richiesto dalla Commissione Europea di porre “mental health in all policies” (salute mentale in tutte le politiche).
Sul livello locale e sul piano pratico, si rendono necessarie progettazioni e azioni integrate tra tutti i soggetti della comunità, compresi i servizi specificamente dedicati alla salute mentale, per promuovere un tipo di welfare “comunitario, dinamico e delle responsabilità”.
E’ il momento giusto per attivare un confronto su questa prospettiva, promuovendone la diffusione tra amministratori, professionisti e operatori, verificandone il grado di condivisione, facendo emergere il livello di corrispondenza tra teoria, modello e realtà territoriale.
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(1) Questa visione è meglio dettagliata nel documento allegato "Una certa idea di salute mentale".
2. IL “MINGUZZI LAB”
L’istituzione Gian Franco Minguzzi (IGFM) nasce nel 1980 come “Centro di studio e documentazione sulla storia della psichiatria e dell’emarginazione sociale” attorno al patrimonio storico-documentario-archivistico e bibliotecario dell’Ospedale psichiatrico Roncati, successivamente la sua Biblioteca si unisce alla biblioteca "C. Gentili" dell’ex Istituto psichiatrico dell’Università di Bologna, formando un servizio bibliotecario integrato su salute mentale e scienze umane. Negli anni '90 si trasforma in “Istituzione Gian Franco Minguzzi" e amplia la propria attività ai temi dell’inclusione sociale, del benessere sociale, socio-sanitario, socio educativo e della promozione della salute mentale.
Sulla base di queste caratteristiche specifiche, su mandato della Città Metropolitana e della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria metropolitana, l’IGFM intende rispondere agli obiettivi indicati sopra, istituendo MINGUZZI LAB, un laboratorio interistituzionale finalizzato allo sviluppo della cultura e degli strumenti operativi necessari alla promozione di un welfare comunitario coerente con una concezione ampia e moderna di salute mentale.
Per la realizzazione di questo laboratorio l’IGFM si propone come punto di coordinamento di competenze e conoscenze provenienti dal mondo della Sanità, degli Enti Locali, del Terzo Settore, dell’Università, delle Istituzioni Ecclesiastiche, delle Fondazioni e di ogni altra componente della comunità interessata ai processi di sviluppo umano del territorio metropolitano.
3. ORGANIZZAZIONE DEL “MINGUZZI LAB”
Il laboratorio costituisce una delle aree di lavoro dell’Istituzione e come tale farà riferimento al Consiglio di Amministrazione per tutto ciò che concerne obiettivi, risorse e valutazioni. Il Lab ha una dimensione metropolitana e si rivolge a tutte le realtà di questo territorio.
Per un affiancamento al CdA nella programmazione, monitoraggio e valutazione del Laboratorio viene istituito un COMITATO CONSULTIVO (Advisory Board), composto di 5-8 persone di diversa estrazione, ma portatori di visioni importanti sulla vita e sullo sviluppo della nostra comunità. Il Comitato si riunisce almeno tre volte all’anno e fornisce indicazioni sull’orientamento culturale delle attività di laboratorio.
Per la operatività il laboratorio si avvale di un COMITATO ESECUTIVO, coordinato da una unità di personale a contratto dedicata e composto da 3-4 persone, incaricate di curare quotidianamente la preparazione e la realizzazione di tutte le attività del Laboratorio.
4. PROGRAMMA DEL MINGUZZI LAB (2020-2021)
L’attività del LAB viene programmata su base biennale (2020-2021).
L’attività laboratoriale del 2020 è indirizzata a quadri di alta dirigenza degli Enti Locali (ad esempio: responsabili dei Piani di Zona), delle AUSL (ad esempio: direttori di distretto, dirigenti con responsabilità di UO del DSM-DP, del DCP e del DSP), del Terzo Settore, delle Fondazioni più rappresentative. Si prevede la creazione di un gruppo di circa 40 persone.
Gli obiettivi del lavoro laboratoriale sono:
1- lo sviluppo di visioni condivise dei problemi e delle soluzioni da adottare nel lavoro integrato di salute mentale e di welfare nel territorio,
2- la definizione di strumenti di lavoro condivisi per i quali formare nella seconda annualità su base distrettuale i quadri intermedi e gli operatori sul campo.
Il laboratorio si articola in 8 giornate di lavoro, che possono anche essere aggregate in due giorni consecutivi in modo residenziale.
La prima giornata di lavoro sarà aperta al pubblico, si avvarrà di una o due Letture Magistrali di alto livello e costituirà la presentazione di “Una certa idea di salute mentale” ed il lancio del LAB. Si terrà nel mese di febbraio 2020. Possibili relatori delle letture magistrali: Romano Prodi, Benedetto Saraceno.
Le sei giornate centrali si terranno tra Marzo e Novembre e saranno dedicate a tre macroaree tematiche. Per ciascuna area tematica sono previste 4 sessioni.
1. Idee e pratiche di welfare integrato:
2. Specificità e trasversalità del disagio mentale e sociale in diverse popolazioni del territorio:
3. Strategie istituzionali a confronto con i diritti dei cittadini:
Ogni incontro è accompagnato da materiali di documentazione ed è introdotto da una relazione tecnica orientata anche a fare emergere i principali punti su cui concentrare il confronto e la condivisione. I contenuti emersi sono verbalizzati e vanno a comporre un documento finale.
L’ultima giornata è aperta al pubblico ed è una restituzione del lavoro laboratoriale in vista dei lavori dell’anno successivo.
L’attività laboratoriale 2021 vede l'attivazione di laboratori distrettuali con la stessa struttura e la stessa metodologia di quello metropolitano del 2020.